febbraio 2011 – Intervista ad Alfredo Esposito della SubCava Sonora, Napoli

Napoli, Napoli, sempre Napoli! Sì, e per sempre

Qui ho lavorato, qui vivo, qui respiro le contrafflizioni di un sistema eternamente in cancrena e che al minimo svoltare d’angolo ti ammalia con inattese strette di mani e di enfasi erotico-paesaggistiche come nessun’altro “infermo rosa” mai al mondo

Ma cosa c’entra tutto questo con il rock’n’roll? Ecco seguitemi per favore.

SubCava Sonora

Sotto la collina del Vomero, sul lato lord ovest della spianata di asfalto che gratifica a stento il senso di mancata cittadinanza di un largo strato di popolazione, in questa zona della città nota come Soccavo si trova la sede legale di questa particolare società di management musicale, la Subcava Sonora appunto.

Particolare perchè è la prima società di management musicale in Creative Commons in Italia!

E tutto ciò ha molto a che fare con il rock’n’roll, eccome!

Per capirlo sono andato a chiederlo direttamente ad Alfredo Esposito che in SubCava si occupa di tutto il fronte gestionale dopo le esperienze in campo giornalistico (Corriere del Mezzogiorno, Miniver), musicale (Giovani Suoni, Intercettazioni Sonore) e comunicativo

Mauro Boccuni (MB): Alfredo, grazie per avere accettato di rispondere a questa intervista con cui cerchiamo assieme di indagare meglio come si manifesti il rapporto tra creatività e tutela del diritto d’autore nell’era dei media digitali. Ti chiedo innanzitutto di presentare ai lettori del blog SubCava Sonora e di cosa ti occupi nell’organizzazione

Alfredo Esposito (AE): Noi ringraziamo te per l’interesse mostrato su questo argomento e per lo spazio che ci concedi. La Subcava Sonora è la prima etichetta ed agenzia di management musicale italiana a lavorare esclusivamente con opere distribuite in copyleft, cioè prive di licenze d’uso esclusive: noi crediamo, che con l’avvento di Internet e con l’inarrestabile fenomeno del download, si siano aperti spiragli per la proposizione della musica che, saltando gli intermediari non utili e lasciando la fruizione libera al pubblico, possa abbattere i costi legati alle produzioni discografiche, non più sostenibili con il concetto di copyright. Questo sistema permette ai musicisti di compiere due operazioni: la prima è quella di farsi conoscere in maniera molto più veloce, semplice e diretta, con un guadagno enorme dal punto di vista dei live in ogni parte del mondo. La seconda è che così facendo gli artisti posso disporre liberamente della loro arte, decidendo che utilizzo farne in qualunque caso: questo aspetto viene negato in caso di iscrizione alla S.I.A.E.. Il mio ruolo in questa vicenda è fare da ponte tra il mondo culturale posto alla base del Copyleft, che ha un potenziale propositivo enorme, e quello manageriale musicale storicamente inteso.

MB: Io non vorrei dilungarmi in lunghe spiegazioni su quali siano le differenze tra il copyright rispetto al copyleft.
Ma visto che sono l’argomento principale della nostra intervista e al contempo rappresentano la filosofia di gestione del prodotto offerto da SubCava Sonora, spieghi ai lettori in cosa consista tutelare il diritto d’autore in una maniera rispetto all’altra
?

AE: Tutelare il diritto d’autore attraverso sistemi alternativi significa avere difesa dal plagio o da un indebito utilizzo di una propria creazione, senza cedere i diritti connessi a questa legittima difesa, garantita dall’ Art. 35 comma 1 della costituzione che tutela il lavoro, compreso quello intellettuale, “in tutte le sue forme e applicazioni.

La S.I.A.E., certificando da data certa la paternità di un’opera, offre un servizio a pagamento mezzo di tutela dal plagio,  ma chiede in cambio dell’ iscrizione l’intermediazione esclusiva e totale nella gestione dei diritti connessi: un sistema profondamente antieconomico, se pensiamo che già di per sé il 60% degli iscritti non riesce con i soldi ricevuti nemmeno a pagare la tassa annuale di iscrizione alla stessa S.I.A.E.. I sistemi alternativi ma altrettanto validi sul piano della tutela (penso ad esempio alla ‘marcatura temporale’ gratuita certificata dal C.N.I.P.A., parificata legalmente a quella S.I.A.E.), permettono di riuscire a stabilire con certezza di chi è il diritto, ma non ledono le volontà gestionali dell’ autore, che rimane libero di utilizzare la propria musica, decidendo ad esempio di non riscuotere nessun compenso per il diritto d’autore se desidera di partecipare ad un concerto di beneficenza. Normalmente, parte di quella beneficenza andrebbe alla S.I.A.E. anche contro la volontà dell’ autore.

MB: Ora che abbiamo chiarito e condiviso i termini del discorso, SubCava Sonora sembrerebbe dimostrare – nonostante la giovane età della società – che non solo un sistema di tutela alternativo esiste e si può adottare, ma che ha addirittura dei punti di forza per gli artisti e tutti gli operatori del settore. E suppongo anche dei punti deboli. Ce ne parli?

AE: La nostra forza sta nel fatto che possiamo creare un rapporto diretto tra artisti e pubblico, saltando gli intermediari. Il nostro evidente punto debole è la paradossale mancanza di cultura di massa legato ad un sistema di gestione di massa. Internet, in quanto tale, è puro Copyleft: i social network come Youtube, Facebook, Myspace non fanno altro che creare momenti di condivisione continua. Noi non facciamo altro che mettere le band in condizione di partire da una base meritocratica che, senza le imposizioni mainstream,  possa fornire un’ ulteriore modalità di partecipazione democratica del pubblico.

MB: La SIAE vi crea dei problemi? Esistono cioè dei limiti da parte dello strapotere della Società che in Italia amministra i proventi per lo sfruttamento delle licenze artistiche depositate con cui anche un management in CCommons deve avere a che fare?

AE: Se volessimo parlare dei problemi riscontrati, non tanto da noi quanto dalle centinaia di musicisti che abbiamo incontrato nell’ ultimo anno, potremmo tirare su una sorta di Libro Nero. Per quanto ci riguarda, noi stiamo provando a muoverci attentamente e con strumenti moderni tra le falle legislative di una legge emanata in periodo fascista (Legge n° 633 del 1941). E’ la legislazione posta alla base della S.I.A.E. che rappresenta di per sé il grande problema. E mi rendo conto che questa grande società non gradisca l’emergere della concorrenza, ma è ridicolo che in un paese che ha sposato il concetto di Unione Europea in una chiave innanzitutto liberista, vi sia un’ ente monopolista che gestisce indiscriminatamente senza dar conto né ai suoi iscritti né allo sviluppo della condivisione culturale posto alla base della nostra crescita sociale.

MB: Che tu sappia, siete l’unica realtà del genere in Italia e/o in Europa?

AE: Organicamente, come etichetta ed agenzia di management registrate ma esterne alla S.I.A.E., credo di sì. Ma fortunatamente non siamo soli: esistono molte realtà con le quali collaboriamo che sposano parti della nostra filosofia: penso all’ etichetta SubTerra Label, o al FPLM, il Fronte popolare per la musica libera, che negli anni scorsi ha sponsorizzato le prime compilation in Copyleft con artisti importanti come l’Enfance Rouge. E non dimentichiamoci che negli U.S.A. i Nine Inch Nails hanno rilasciato uno dei loro ultimi album in copyleft e che i Radiohead regolarmente mettono in dowload i loro brani a prezzo libero. L’ Europa c’è, ma ha bisogno di aggregarsi anche culturalmente: noi aderiamo alla POP NET Europe, l’agenzia internazionale dell’ U.E. per lo sviluppo della musica emergente, e stiamo provando ad operare proprio in tal senso.

MB: Quale eco ha avuto l’iniziativa sui media italiani?

AE: L’interesse viene da diversi aggregati sociali, ma la risposta è ancora limitata rispetto alla portata dei cambiamenti: abbiamo avuto però la soddisfazione di ricevere l’attenzione della cattedra di Scienze della Comunicazione della S.O.B., da giornalisti economici e musicali e dalle associazioni culturali che organizzano concerti e sono interessate a risparmiare la tassa S.I.A.E. sulle serate di gruppi non registrati, anche per promuovere miglioramenti di cachet per le band. La stampa attenta, con tempi un po’ più dorotei, risponde altrettanto bene.

MB: Ora concentriamoci sulla società SubCava Sonora. Ho conosciuto e sentito i tre gruppi che avete prodotto e pubblicato.
Ma io voglio sapere quali sono i princìpi che caratterizzano nel 2011 essere “indipendenti” rispetto a 25 anni fa.

AE: L’indipendenza è data da due fattori. Uno, soprattutto mentale, che riguarda l’approccio alla creazione musicale: quando è libera da fattori meramente economici, può viaggiare liberamente. E per fare questo entra in scena il secondo fattore, che è quello di legarsi il meno possibile al mondo di compromessi che vivono le grandi major, che purtroppo hanno sistemi economici che non prevedono cali umani e creativi da parte degli artisti, obbligati nel tempo a diventare amorfe icone di merchandising emotivo.

MB: Progetti futuri? Hai l’ultima domanda per guardare negli occhi i lettori del blog e spiegargli perchè “fate la differenza”. Vai

AE: Noi non facciamo niente di straordinario. Cerchiamo solo, tenendo gli occhi ben aperti sulla società intorno a noi, di utilizzare al meglio gli strumenti che abbiamo a disposizione, avendo come faro principale lo sviluppo umano.  E per farlo ci siamo dotati di band che, a nostro parere, possono tracciare un solco visibile in questo neonato decennio musicale.

Mauro Boccuni – Pozzuoli (Na), 3 febbtraio 2011

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