Non si può sparare sulla Crocerossa nè su una Festa Pagana di natura orgiastico/mediatica come ciò che rimane di un contenitore “per la canzone italiana” usato invece dai partner in business Rai e FIMI, Città di SanRemo per attirare lauti profitti nelle proprie tasche.
Ho seguito la prima serata del Festival di Sanremo 62a edizione dall’anteprima fino alle 00:15 ora in cui Morfeo mi ha rapito per un altro tipo di baccanale onirico, strappandomi alla esibizione dei Matia Bazar sul cui annuncio mi è giuntosolo un commento sbigottito di mia moglie sull’outfit da SuperWoman della cantante.
Mi piace quindi andare sui numeri, sui voti/commenti che impiegherò come commento alla kermesse.
Luca e Paolo hanno introdotto da par loro con intelligenza e gusto l’avvio vero e proprio della “gara”.
Hanno operato con un buon testo, sferzante sebbene adeguato alle attese delle anarchie di plastica televisive, offerto nei tempi teatrali che li hanno premiati come autori e attori nelle sit com e nella conduzione delle Iene.
Quando Luca e Paolo hanno annunciato il conduttore, Gianni Morandi ha attraversato il lungo corridoio della platea del teatro Ariston mostrando una sincera emozione da par suo, da grande ed inossidato artista qual è e sempre sarà.
Le luci dello scenografia hanno illuminato la tradizione del designer Gaetano Castelli, una delle vere star delle tradizione del festival. Castelli assieme alla figla Chiara si portano l’unico successo annunciato del mancato spettacolo.
E sì. Perchè nononostante il mio incipit, sarei bugiardo sostenendo il contrario.
La canzone non è più protagonista da anni e il pubblico si è assuefatto all’idea che SanRemo sia sinonimo di degrado, di affarismo mediatico dei partener coivolti.
Il baraccone viene quindi seguito per quel gusto perverso di capire “che cazzo” gli autori possono permettersi di mettere in scena per plagiare la massa dei consumatori ancora una volta.
Quest’anno come molti hanno già riportato è stato appunto l’anno del dileggio linguistico, dello svaccamento in smoking.
E stata un’edizione povera di emozioni musicali intese nell’accezione della prova canora della maggior parte dei cantanti.
A cui si aggiunge un inaridimento confermato delle partiture orientate al minimo sindacale sul piano delle escursioni melodici/armonico per tacere dei testi a cui va il torto di “riproporre la realtà“, con la sola eccezione poetica di Samuele Bersani e dei Marlene Kuntz.
Come se il presunto schieamento “social” di Emma o di Eugenio Finardi rendesse più sereno o confortante il vissuto di un disoccupato o di un pensionato!
Tra i BIG, espressione largamente impropria per molti dei presenti in …. gara (Si è guastato anche il sistema di votazione deipresenti in sla ridotti ai foglietti!) io riascolterei “Un pallone” di Samuele Bersani in look da Clark Kent, “Nanì” di Carone + Dalla (l’unic cantante a stare sulle note eseguite) e “Respirare” cantata dall’improbabile duo formato da Loredana Bertè e Gigi D’Alessio.
Tra quelle citate il duo Bertè/D’Alessio è l’unica realtà a cui va riconosciuta, nenahce tanto paradossalmente, la dignità di un progetto pop/dance onesto e senza altri cavilli intellettualistici di cattivo gusto. Un bel pezzone trash da radiofonia mainstream insomma.In mancanza di meglio, che vada a loro il trionfo nel Grande Sepolcro ligure.
Ah poi c’è stato anche Celentano.
E due manichini di sesso femminile in ritardo.
Ma i fiori? Io voglio i fiori. Era tutto così cupo e scuro, che noia anche per gli occhi!
Mi divertirò un pò di più stasera? Vedremo. Alla prossoma
Mauro Boccuni